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MERCOLEDì 17 DICEMBRE 2008
LA POESLA POESIA TRADOTTA IN MUSICA DIVENTA "MACIE SUL MURO"
È IL SECONDO LAVORO DELL'AUTORE CHE ESEGUE LE SUE OPERE CON LA BAND "FUGHE DE LE MATONELE".
«Credo che scrivere poesie in dialetto veronese sia un’operazione commercialmente fallimentare. Come macie sul muro è il mio secondo libro di poesie in dialetto veronese». Non concludete il sillogismo senza aver prima sentito almeno uno dei componimenti di Andrea Aldrighetti. Con la sua band, le «Fughe dele matonele», questo giovane agitatatore culturale (ha fondato anche le Ustioni edizioni; visitatele su www.ustioniedizioni.it) ha messo in musica, più che altro rock-blues, queste sue poesie, raccolte ora in un secondo volume dalla Gabrielli editori.
«Scrivere in dialetto è stata per me una scelta di campo», spiega Aldrighetti, nativo della Valpolicella. «Una lingua così poco incasellabile, ma flessibile e umile, è adatta a esprimere vicende intime e minime, i temi che preferisco. Scrivo di piccoli orrori quotidiani e di gioie a poco prezzo; le cose che riempiono la vita di tutti i giorni». Il primo libro di Aldrighetti, Le fughe dele matonele (editore Damolgraf, 2005) è nato «assolutamente per caso e non era pensato per avere un seguito» ma da quell’episodio è scaturito un progetto di reading, musicato da una band composta, tra gli altri, da Stefano Torregrossa e Alessandro Longo, musicisti conosciuti in ambito rock e metal. «Sulla loro spinta, allo scopo di ampliare il repertorio - spiega ancora Aldrighetti - ho scritto del nuovo materiale, queste "macie sul muro". È una specie di collezione di immagini che hanno popolato la mia esperienza; ricordi che mi sono stati trasmessi e non vorrei che svanissero tra le pieghe della memoria, tra le "fughe dele matonele". Questa mia seconda raccolta parla infatti della volontà e dell’urgenza di resistere e di sopravvivere».
G.BR. |
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DOMENICA 30 AGOSTO 2008
LA RASSEGNA. SCARSO PUBBLICO PER LA PRIMA AL CASTELLO DI MALCESINE
FESTIVAL VENETO, DEBUTTO TRA «LINGUA» E DIALETTO
ESILARANTI NIÙ TENNICI, NEL SOLCO DELLA TRADIZIONE I JOGLAR
E LA SORPRESA DELLE FUGHE DE LE MATONELE
Non c'era il pubblico delle grandi occasioni, alla prima serata del Festival Veneto, l'altra sera al castello di Malcesine. La manifestazione, organizzata da Box Office Live e voluta dall'assessorato alla cultura e all'identità veneta della provincia, con vari e importanti patrocini (comune, Provincia in festival, regione…), ha scontato forse una location difficile da raggiungere (oltre 60 km dal centro città, e non certo da percorrere in autostrada…) e una proposta (canzoni in dialetto veronese) che avrebbe acquistato maggior peso in un comune diverso da quello dell'alto Garda, dove è udibile l'influsso del Trentino e pure della sponda bresciana. Quanto ai turisti (tedeschi, inglesi, olandesi…), al castello se ne sono visti pochi e quasi nessuno è rimasto ad ascoltare. Un vero peccato, in fin dei conti, perché la proposta (Le Fughe de le Matonele, Gruppo Joglar e Niù Tennici) era molto interessante ed è stata presentata con classe da Monica Rubele; l'unica, infine, a sfoggiare una deliziosa pronuncia italiana, senza inflessioni regionali.
Fin dall'esibizione delle Fughe de le Matonele (dal titolo della prima raccolta di poesie di Andrea Aldrighetti; ora è pronta la seconda, «Come macie sul muro»), si è capito che il recupero da parte dei musicisti del dialetto veronese (chiamato in maniera forse eccessiva «lingua veneta») si fonda anche su una serie cospicua di italianismi che rendono bene il clima del nostro tempo e contesto, seppure parcellizzati (pensiamo alla veronesità «da centro storico» dei Niù Tennici, con cadenza, suoni e vocaboli molto lontani da quelli di un ragazzo, per esempio, di Arcole - sede del prossimo appuntamento del Festival Veneto, il 5 settembre).
Più che lingua, dunque (a parte un recupero di Berto Barbarani da parte del Joglar) si tratta di un dialetto con numerosi prestiti, moderno e attuale ma proprio per questo difficile da inquadrare. Ne guadagna certo l'espressività. Le Fughe possono rendere al meglio l'atmosfera della «Giassara dei Peraccia», dove «i bala tutti come i mati/ i gira intorno come guìndoli» e «i buteloti i sona el valzer del proibito».
Il Grupo Joglar resta vicino alla tradizione ed è davvero mirabile nell'intervallare aneddoti e canzoni, con un accomopagnamento strumentale molto più colto di quanto si potesse prevedere. Chi invece di un normale set propone un concerto vero e proprio sono i Niù Tennici con il loro «caba-reggae» (definizione del vocalist, El Bifido), un incrocio tra cabaret e musica giamaicana (non disdegnano ska, ragamuffin e dub). Oltre a proporre i brani del loro repertorio anni '80 (l'hit «Affitta una Ferrari», «San Bernardin», ode all'omonimo quartiere, «Mar dela luna», «El Formajo» - tutti presenti nel loro album «Noi siamo sexy»), presentano cose più recenti come «Né schei né Sky», «El tatù» e «L'ho fatto par ti, Hellas». Quest'ultima è una versione tutta gialloblù di «A message to you Rudy» degli Specials, cantata dal Bifido con la stessa voce e portamento del conte Arvedi. Un vero spasso.
G.BR.
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MERCOLEDI 27 AGOSTO 2008
FESTIVAL VENETO: DAVENERDÌ A MALCESINE
LE MATONELE IN BLUES
«Non chiamatelo un festival veneto come gli altri ma “il” Festival Veneto». Con queste parole l’assessore regionale Gianni Panato ha presentato ieri la manifestazione dedicata alla musica in dialetto («la lingua veneta») che inizierà venerdì prossimo alle 21 al Castello di Malcesine e proseguirà il venerdì successivo, il 5 settembre, ad Arcole, nella chiesetta di S. Maria dell’Alzana. Serata finale al teatro Romano giovedì 11 settembre con Massimo Bubola, la De Marchi, Herman Medrano e Batisto Coco.
Gli ospiti di venerdì sono Le Fughe de le Matonele (blues e poesia in dialetto della Valpolicella; un volume di liriche in arrivo), il Gruppo Joglar in un set musicale tratto dallo spettacolo teatrale I pitochi del Teatro Laboratorio; e i Niù Tennici, ska-reggae in veronese anni ’80 in uno speciale concerto. A presentare la serata di Malcesine, Monica Rubele. Ingresso gratuito.
G.BR.
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MARTEDI 26 AGOSTO 2008
L’APPUNTAMENTO. INIZIA VENERDÌ A MALCESINE, CHIUDE L’11 SETTEMBRE AL TEATRO ROMANO
NASCE IL FESTIVAL VENETO: IL DIALETTO IN MUSICA.
IN ARRIVO, TRA GLI ALTRI, GUALTIERO BERTELLI, MASSIMO BUBOLA, NIÙ TENNICI, GRAZIA DE MARCHI.
TAPPA INTERMEDIA AD ARCOLE
Una rassegna per promuovere la lingua veneta con la musica attraverso gruppi reggae, cantautori storici, poeti in blues, attori, interpreti classici e popolari, rapper e orchestre di salsa. Il primo "Festival veneto" comincia venerdì (alle 21) al Castello di Malcesine e prosegue il venerdì successivo, 5 settembre, ad Arcole, nella chiesetta di S. Maria dell’Alzana. La serata finale è prevista al Teatro Romano la sera di giovedì 11 settembre.
«Il Festival», ha dichiarato l’assessore Gianni Panato, già distintosi per l’utilizzo del dialetto nelle conferenze stampa della Provincia, «vuole essere uno strumento per la diffusione della cultura veneta, presentandone l’espressione moderna attraverso uno spettacolo musicale». La manifestazione «mette in mostra i talenti artistici che utilizzano la lingua veneta».
Il programma completo comprende per venerdì prossimo il blues misto a poesia de Le fughe de le matonele, progetto artistico di Andrea Aldrighetti; il Gruppo Joglar, in un set musicale tratto dallo spettacolo teatrale I pitochi del l Teatro Laboratorio; e i ritrovati Niù Tennici, ska-reggae in veronese anni ’80, in anticipo sui tempi.
Per il 5 settembre ad Arcole sono attesi Gualtiero Bertelli, voce storica della canzone in veneto, fondatore del Canzoniere Popolare Veneto e l’Orchestra Popolare di Venezia diretta da Stefano Olivato. L’11 settembre vedrà al Romano, per la serata conclusiva, il trevigiano Ricky Bizzarro (leader e fondatore della band folk-rock dei Radiofiera) Massimo Bubola con alcuni suoi brani storici tradotti in veneto e Grazia De Marchi, interprete e divulgatrice della nostra cultura con il Nuovo canzoniere Veronese.
Con Herman Medrano, rapper in padovano, si cambia genere, per passare poi alla salsa in lingua veneta colgruppo Batisto Coco. Ospite speciale al Teatro Romano, Roberto Puliero.
G.BR.
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DOMENICA 17 LUGLIO 2005
SANT’AMBROGIO. ANDREA ALDRIGHETTI E LA SUA RACCOLTA DI VERSI IN DIALETTO
ALLA CA' VERDE POESIA E MUSICA
Sant’Ambrogio. Parole e musica. Sono queste le due passioni di Andrea Aldrighetti, giovane trentunenne di Valgatara con laurea in legge e lavoro in un’azienda per cui fa la spola tra Verona e Milano. Ma se l’amore per la musica risale a molto tempo addietro, come quello per il disegno, l’universo delle parole è una scoperta recente. Poesie in dialetto veronese, le sue, impregnate di quotidianità e bellezza: i fili d’erba, il «ciel color recioto» sopra le colline della Valpolicella, i «mati de la Grola».
Aldrighetti ha pubblicato con Damolgraf Editore di Arbizzano una raccolta di poesie e chine, dal titolo Le fughe de le matonele, che l’autore presenterà oggi alle 20 alla Ca’ Verde a Sant’Ambrogio, nell’ambito della rassegna di musica, teatro e arte di strada «La Piazza», organizzata da Si fa comunicazione ed eventi.
«La raccolta è nata per caso», spiega il giovane poeta, «per il desiderio di alcuni amici di voler sentire da me qualcosa di semplice scritto in modo altrettanto semplice». Gli amici sono i professori Giuseppe Degani e Franco Ceradini, autore anche della prefazione del libro. Fiero del suo essere un cittadino della Valpolicella, Aldrighetti vuole rimanere fedele a un suo particolare modo di essere schivo e a una precisa tradizione popolare contadina, negli argomenti come nel linguaggio; fedele a quel dialetto veronese parlato veramente dalla gente e non colto e ricercato: «La decisione di scrivere in dialetto è stata voluta una scelta deliberata e consapevole», prosegue Aldrighetti, «perché per parlare di argomenti trascurati serviva una lingua altrettanto fuori moda, ma al tempo stesso musicale e capace di esprimere emozioni profonde. Una lingua che ho trovato perfettamente nel nostro dialetto».
Dal libro è nato anche un esperimento musicale che Andrea ha messo a punto con alcuni amici musicisti, Dottorconti e Sand-p, rispettivamente al piano e alla chitarra elettrica. I tre hanno autoprodotto un cd con cinque tracce poetiche tratte dalla raccolta. Le idee non mancano, e il resto verrà.
Camilla Madinelli |
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NUMERO DI SETTEMBRE 2006
(ESTRATTO DA MOGLI E BUOI)
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L'uno-due che ribalta e pare chiudere la partita viene dalla forza delle parole, quelle portate in scena a Verona da Le Fughe De Le Matonele e le universali scagliate dalla base vicentina di Luca Bassanese. I primi rappresentano l'importante collettivo di Ustioni Edizioni, e si fanno lettura musicata dall'orchestrina agroblues di Sand-p e Dottorconti. I versi di Andrea Aldrighetti, factotum del consesso, esprimono in docile dialetto allegorie curiose che trovano significati nascosti alle carte da Briscola (in perfetto stile scaligero, "el tempo bastiema, el ciapa el capel, el buta in aria le carte, el te ròba la borsa el va via sensa girarse") e alle ingiustizie degli ospedali psichiatrici - El matar de la Grola - dove i presunti matti vanno rinchiusi perchè potrebbero sempre dire cose vere.
(...)
Enrico Veronese
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